Dirsi “Ciao!”

La soglia segna il confine la scuola e tutto quello che scuola ancora non è: la mamma, il papà, il giocattolo le scarpe nuove comprate ieri.

A scuola la maestra aspetta attenta i suoi bambini, perché così deve essere anche quei giorni in cui altri pensieri facilmente occuperebbero la sua mente. Uno sguardo, una parola, un gesto per comunicare l’esserci in un momento speciale: sulla soglia succede ogni mattina qualcosa di molto importante.  “Buongiorno, Amelia!”, “Buongiorno, Rocco!” pronunciato con una voce ferma accompagnata ad uno sguardo che cerca quello del bambino e che una volta che lo ha incrociato lo trattiene quei secondi sufficienti a fare di quelle parole un abbraccio di benvenuto personale, unico perché detto proprio ad Amelia, a Rocco. Alle parole qualcuna può far seguire un gesto garbato di benvenuto, se lo sente necessario. Così al nido, alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria. Sempre, ogni giorno, per ogni bambino o bambina sulla soglia.

La maestra comprende le sue emozioni e attende con fiducia il momento in cui si calmerà e dirigerà lo sguardo su un lavoro, un gioco o sui compagni.

Ma al nido o alla scuola dell’infanzia, i bambini e bambine piangono anche dopo il primo giorno di scuola, mugugnano, tengono stretta quella gamba da cui non si vogliono staccare. Mamma e papà si sentono persi davanti a quel pianto: può essere che sono di fretta e il pianto è una complicazione che si somma ad altre già intervenute quella mattina; magari vorrebbero un bambino che non piange, un bambino forte e già sicuro che entra saltellando come quello di altri genitori, oppure non sono sicuri che il loro bambino stia bene nella scuola che hanno scelto per lui. Ma per la maestra esserci vuol dire lavorare insieme ai bambini e ai genitori per aiutarli a star bene anche lì, sulla soglia.

Non possiamo dar per scontato che tutti genitori sappiano gestire questo momento con scioltezza e bene: prendiamoci il tempo di parlare con loro apertamente. È sacrosanto ricordare come sia importante non aver fretta e trovare qualche minuto per congedarsi bene dal bambino. Ma facciamo davvero centro se riusciamo a spostare l’attenzione sulle trame emotive che si generano sulla soglia. Mamme e papà possono essere aiutati a riconoscere e accettare con serenità la frustrazione, la tristezza o la paura che possono nascere nel bambino quando un desiderio non viene soddisfatto: ha diritto a queste emozioni come ha diritto alla felicità e solo se le vive insieme a qualcuno potrà riconoscerle, accettarle ed imparare a gestirle da solo. Proprio quel momento può trasformarsi in una preziosa occasione per nutrire un legame speciale di empatia del genitore con il suo bambino: la maestra può aiutarli ad iniziare un “discorso emotivo” che li accompagnerà dall’infanzia all’adolescenza.

 “I genitori insegnano ai figli delle strategie per affrontare gli alti e i bassi della vita. Non si oppongono alle manifestazioni di collera, tristezza o paura dei loro figli. Ma neppure le ignorano. Al contrario, accettano le emozioni negative dei figli come un fatto della vita e usano i momenti emozionali come opportunità per impartire ai figli lezioni di vita e costruire relazioni sempre più strette con loro” (John Gottman, Intelligenza emotiva per un figlio, Milano, BUR, 1997).

Alle mamme a ai papà possiamo ricordare che ogni bambino ha un suo tempo per interiorizzare il fatto che quella separazione della mattina non è un abbandono per sempre. Al nido ho visto maestre usare una marionetta, che chiamano “marionetta a scomparsa” perché scompare e riappare: quando la testolina si nasconde nel vestito, l’occhio non la vede più ma lei subito dopo ritorna facendo capolino.

A volte ce lo dimentichiamo, ma la soglia si rivive anche quando la giornata volge al termine e viene il tempo dei congedi. Capita sempre il bambino che non vuole andar via da scuola riscrivendo al contrario quello che si vede succedere la mattina: ecco il tira-molla dell’ultima corsa, dell’ultima costruzione, dell’ultimo giro di pista. Anche adesso la maestra è lì a preservare la soglia, a ricondurre con gentile fermezza il bambino a chi lo aspetta perché è giusto così, è arrivato il momento di ritornare a casa, riposare, godere di quella mamma e di quel papà che tanto i bambini hanno faticato a lasciare la mattina. Raccontiamo ogni volta che possiamo cosa è successo a scuola, che il bambino alla fine si è confortato, ha contribuito allo spiegarsi di un’altra giornata insieme ai compagni e alle maestre: insomma, è stato bene. Mamma e papà hanno il diritto di saperlo. 

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