Bisogna pur cominciare!

Cambiare modo di fare scuola non è facile. Le questioni sul tavolo sono tante, tra tutte una: l’ambiente a cui siamo abituate.

Avvicinarsi al Montessori è tuffarsi in un fantastico mondo nel quale è bene perdersi. A lezione vedo brillare tanti occhi quando si riesce a sentire quel respiro cosmico che ridona fiato e senso al fare scuola, quella grandiosa visione che profuma di utopia. Ma quando arriva il momento in cui scendere dall’Iperuranio e rientrare a scuola, quella vera, l’impresa è ardua.

Intanto, credo che sia necessario imparare a star bene in una terra di mezzo, senza viversela troppo male e senza vendere a nessuno “pan per focaccia”: dobbiamo imparare anche noi a darci tempo, ad essere consapevoli delle nostre possibilità, a non illuderci che sia facile pena la disillusione. Con lo sguardo fisso a quell’utopia a cui stiamo certe che arriveremo, prima o poi, conviene non indugiare troppo e cercare qualcosa da cui cominciare.

Avete in mente la scatola del Lego, quella che i bambini rovesciano a terra tutte le mattine o dentro cui si infilano le loro mani facendo in entrambi i casi un rumore proverbiale? A tante maestre ho proposto di iniziare proprio da qui. Sembra banale ma fa bene a tutti, montessoriani e non. È un primo allenamento a decentrarci, ad assumere riferimenti diversi nel guardare al nostro ambiente e ipotizzarne alcune modifiche. Propongo una strategia in due mosse: ridurre il numero dei mattoncini e cercare la scatola giusta. Entrambe copiate.

Al nido Montessori di Ossona (Milano), una delle prime cose che mi aveva colpito era il numero ridotto di blocchi per ogni costruzione presente in ambiente. Col tempo ho capito che così era perché nella sovrabbondanza non si generi un uso improprio, perché per imparare ad incastrare non conta la quantità dei blocchi, perché alla fine sia più facile rimettere in ordine i mattoncini.

Quando invito a diminuire il numero dei mattoncini del Lego lo penso come buona pratica: diminuirne la quantità rende un oggetto più prezioso, incoraggia una maggior cura, aumenta la concentrazione. Possiamo estendere la stessa pratica agli animali di plastica, alle macchinine, ai vagoni del trenino, alle bambole, ai pastelli a cera e via dicendo. A Savona un giorno ho iniziato insieme alle maestre a togliere dal contenitore degli animali di plastica quelli rotti e logorati: nel giro di una settimana ne trovo in ambiente soltanto sette, perfetti, scelti in base al bioma comune e disposti a meraviglia in una scatola di camicia a mo’ di una scatola cosmica. Per dirne un’altra: abbiamo tutte in mente la fine che attende il barattolo di pastelli a cera “Giotto” da 60 pezzi quando il primo pastello si rompe. Nel diametro del contenitore non c’è posto per due metà infilate dritte ed è il principio della fine. Un pastello per colore sarebbe un perfetto allestimento: la soluzione pe soddisfare il bisogno di disegnare dei bambini non sta nell’aumentarne il numero, ma nel differenziare gli strumenti o i modi per disegnare.

Tornando al Lego, diminuiti per bene i mattoncini, ci manca la seconda mossa: collocarli nella scatola giusta. Potremmo cercarne una divisa in tanti scomparti quanti sono i colori disponibili e fare in modo che in ambiente sia sempre ben ordinata, con tutti i Lego dello stesso colore nello stesso settore. Quando sarà necessario riordinarli alla fine del gioco, oltre ad essere più facile, il bambino compie anche un lavoro interessante di seriazione. Il risultato non solo appaga la vista ma risponde al senso di ordine del bambino o lo risveglia se si è assopito nella sua mente.

A “Villa Clara” ho imparato il valore e la bellezza di una scatola. Ci sono scatole e scatole: quando una maestra lo intuisce, la forma delle scatole inizierà ad attirare la sua attenzione così come il numero dei suoi scomparti, le aperture e le chiusure, il materiale di fattura o le rifiniture della parte esterna. Trovare la scatola giusta per un certo materiale è un vanto di cui le maestre vanno orgogliose!

Ricapitolando. Facciamo un elenco di quello che abbiamo in classe, classifichiamolo per categorie e sistemiamo tutto in angoli ben individuati così che l’ambiente inizi ad essere di facile lettura per il bambino. Poi diminuiamo gli esemplari a disposizione per ciascuna attività e sistemiamoli nei contenitori giusti. Con un ambiente così riordinato abbiamo sicuramente avviato il cambiamento e sentiremo fin da subito il passo diverso. E se abbiamo in mente il Montessori, possiamo aspettare più tranquillamente che arrivi tutto il resto.

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