Natura maestra

Per prendersi cura bisogna amare, per amare bisogna conoscere. Così funziona anche tra l’uomo e il pianeta Terra: avverto il bisogno che un’autentica cultura dell’ambiente possa permeare i luoghi dell’educazione di oggi.

I bambini, ma anche gli adulti, hanno bisogno e diritto prima di conoscere il nostro pianeta nella sua maestosa bellezza e affascinante complessità e dopo di diventare soggetto-oggetto di campagne di sensibilizzazione sulle problematiche dell’ambiente. Non vorrei che rischiassimo di fargli vedere l’oceano devastato dai rifiuti prima di averglielo fatto amare come immensa massa di acqua che ha generato, genera e rende possibile la vita sul pianeta Terra.

Ho iniziato a capire cosa significa conoscere la Terra nelle scuole in cui ho lavorato.

Ho avuto la fortuna di vedere bambini di nido, di scuola dell’infanzia abitare i giardini come ambienti educativi, aule a cielo aperto: erano fuori quando la terra sembrava ghiacciarsi per il freddo e poi quando diventava fango e permetteva avventurose esplorazioni che lasciavano tracce sui pantaloni impermeabili da portare a casa. Ho visto bambini indossare pazientemente il corredo da neve per godersi una nevicata in pieno inverno e altrettanto pazientemente cospargersi di crema solare per poter giocare al sole d’estate. Ho vissuto con loro la gioia profonda di liberare una farfalla Macaone dopo averla curata a vista per giorni e giorni durante la sua metamorfosi.

Ma ho visto anche bambini di primaria trasformarsi in attenti studiosi del regno degli animali: intenti a disegnare esemplari con un occhio che mi ricordava quello di Leonardo da Vinci oppure impegnati a classificarli in base alle caratteristiche. Ho avuto il piacere di vedere bambini andare eccitati con la maestra a prendere dal laboratorio un basalto o un cristallo di ametista o guardare stupefatti un insetto fossilizzato all’interno di un’ambra. Li ho visti per terra accalcarsi su una carta fisica del mondo, immaginandosi il buio e il silenzio degli abissi marini della Fossa delle Marianne. Ho mostrato loro un albero dei tulipani e li ho lasciati raccoglierne i fiori caduti e per sezionarli con un taglierino in parti.

Giorno dopo giorno stando con i bambini ho capito che per conoscere la vita del nostro pianeta è necessario farne esperienza. Ma ho compreso anche come quell’esperienza avesse bisogno di essere nutrita, completata e rilanciata dallo studio. Studiare però non dalle pagine di un sussidiario. Studiare significa partire dall’esperienza del reale per continuare grazie ad una molteplicità di materiali e di contesti di diversa natura, anche digitali, che nutrono l’ammirazione, che rendono possibile riflettere sull’esperienza, ragionare, raccogliere dati, confrontarsi con altri punti di vista più o meno esperti, farsi domande e cercare risposte. Delle scuole Montessori in cui ho lavorato mi è sempre piaciuto questo oscillare tra l’esperienza vissuta e lo studio: un’osmosi perfetta che permetteva infinite ed imprevedibili evoluzioni della pratica nella teoria e viceversa.

L’esperienza e lo studio del pianeta Terra non possono essere ridotti a qualche ora curricolare nella settimana – quando non cedono il posto all’italiano o alla matematica – o a qualche uscita in giardino che sa di premio per essersi comportati bene. Perché si possa parlare di costruzione di conoscenza, quella buona, sono necessarie due condizioni. La prima sta nel riformulare il concetto che abbiamo di aula aprendola all’esterno – giardino o parco del quartiere che sia – e lasciando che i bambini possano abitare il fuori quanto il dentro tutti i giorni, stagione dopo stagione. La seconda condizione è che in ogni aula i bambini possano trovare un contesto di studio rispondente al loro bisogno e al quale possano accedere liberamente tutti i giorni. Il resto lo faranno loro.

Se ci crediamo, saremo sicuramente capaci di trasformare esperienza e studio del pianeta Terra in un fatto educativo quotidiano. La proposta Montessoriana è una via, come lo è l’Outdoor Education. Ma ce ne saranno sicuramente altre. L’importante credo sia fondare sul vissuto e sulla conoscenza quei sentimenti di amore e di ammirazione per la natura che un domani si trasformeranno in atteggiamento di cura del nostro pianeta Terra. Ancora prima che sia necessario intervenire con una campagna di sensibilizzazione dalle immagini agghiaccianti.

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