Libertà e disciplina con la vita pratica

Anche al tempo di Montessori, una delle fatiche educative più sentite nei confronti di bambini e fanciulli era quella di ottenere la disciplina e l’obbedienza. Si riteneva indispensabile a tal fine l’intervento diretto dell’adulto educatore attraverso diverse limitazioni e un sistema di premi o punizioni. Come tutti, anche Montessori si interrogava in merito, ma nell’enunciare il suo punto di vista è stata allora, come lo è ancora oggi, destabilizzante: “Così il problema era risolto: per ottenere disciplina, diamo la libertà”[1]. Questo invito ha del paradossale: Montessori dichiara che è possibile raggiungere la disciplina e l’obbedienza utilizzando come strumento un loro esatto contrario, la libertà.

Quando un bambino e una bambina possono muoversi liberamente in un ambiente adatto a loro, orientarsi secondo il personale interesse e agire secondo uno scopo preciso stanno mettendo a punto quelle abilità cognitive che oggi vengono chiamate funzioni esecutive che portano il bambino, in termini di comportamento osservabile, ad essere autonomo nel lavoro, autodisciplinato e a sentirsi parte attiva di una comunità. Montessori al suo tempo non parla di “funzioni esecutive” ma le possiamo riconoscere quando parla di sviluppo della volontà, di autonomia, di attenzione, di controllo del movimento e, in ultimo, anche di obbedienza.

Innanzitutto, se è la libertà che porta alla disciplina, allora è bene sostituire al concetto di disciplina quello di auto-disciplina che meglio rappresenta il pensiero Montessoriano. Inoltre, c’è una condizione necessaria perché la libertà possa diventare strumento educativo per raggiungere l’auto-disciplina: questa condizione sta nell’ambiente preparato, in quell’azione cioè della maestra orientata a predisporre l’ambiente in modo che sia intrinsecamente educativo. In un in uno spazio studiato per i suoi bisogni, il bambino è portato continuamente ad agire, l’interesse e la curiosità che egli prova lo conducono al lavoro, la mano può ripetere l’operazione quante volte necessita per impratichirsi, la mente si prefigura una serie di azioni ordinate e dirette ad uno scopo, l’errore è contemplato e si può correggere, il movimento è possibile ma deve anche essere controllato e inibito quando se ne manifesta la necessità. In questa situazione, se vissuta quotidianamente, il bambino è continuamente connesso con sé stesso, prova a discernere continuamente la sua volontà, è in ascolto dei suoi bisogni e, nella maggior parte dei casi, può rispondere a tutto questo in autonomia raggiungendo un certo ordine interiore. È questa la strada per mette a punto quella disciplina che lo porta all’autonomia nel lavoro e, col tempo, all’obbedienza verso l’adulto. Una disciplina che non gli arriva dall’esterno, ma che egli matura interiormente. Montessori ci ricorda come “la disciplina, anch’essa, deve essere attiva. Non è detto che sia disciplinato un individuo allorché si è reso artificialmente silenzioso come un muto o immobile come un paralitico. Quello è un individuo annientato, non disciplinato. Noi chiamiamo disciplinato un individuo che è padrone di sé stesso e quindi può disporre di sé ove occorra seguire una regola di vita”[2].

Per i bambini di nido e di scuola dell’infanzia le attività di vita pratica sono un’ottima palestra in cui vivere in libertà per acquisire disciplina. Come preparare, a scuola, un ambiente di vita pratica perché possa catalizzare tutto questo?

Non basta inserire in ambiente una serie di attività, ma occorre dare a questo ambiente una leggibilità massima che sostenga e orienti il bambino nella sua esplorazione dell’ambiente e nella scelta dell’attività cui dedicarsi.

Collocare i lavaggi nel medesimo angolo e magari sulla via che conduce al bagno facilita il recupero e lo scarto dell’acqua. Sempre in direzione dell’accesso al bagno è bene collocare tutti gli strumenti occorrenti per la cura dell’ambiente: scope, scopette, panno e piumino per la polvere, spazzolone, straccio. In ogni punto di lavaggio il bambino può trovare una brocca per attingere l’acqua in bagno e un secchio per gettare l’acqua al termine del lavoro. In un unico punto vanno collocati i grembiuli necessari ai lavaggi. La chiarezza nella disposizione del materiale rende immediata la lettura del compito e il bambino non avverte il bisogno di ricevere dall’adulto indicazioni.

Le attività di cucina sono collocate in un angolo interamente dedicato ad esse. È utilissimo rendere sempre disponibile un impasto a base di farina e acqua con tutti gli attrezzi necessari a realizzare forme diverse. Su uno scaffale adiacente vanno poi disposti tutti i vassoi che prevedono la trasformazione di alimenti: pestellare, grattugiare, tagliare, spremere, ecc. Tra le attività di trasformazione degli alimenti, è interessante ogni volta che è possibile allestire un tavolo dedicato alla preparazione della frutta per la merenda della mattina. Questa attività, quando condotta dai bambini, si inserisce perfettamente nella vita pratica intesa come reale servizio alla comunità e stimola il senso di appartenenza e di responsabilità dei bambini.

Concludendo, in questa stanza della vita pratica si vede quotidianamente come la libertà offerta al bambino renda possibile in un lavoro ordinato, favorendo giorno dopo giorno l’individuazione della volontà, la crescita dell’autonomia e l’auto disciplina.

QQquesto è dimostrato anche dal fatto che durante gli open day della struttura, i bambini che pur entrano per la prima volta nell’ambiente sembrano dominarlo immediatamente, comprendono facilmente “what is where and how things work”, come dice Lillard[3]. Ed è davvero possibile vederli intenti allo svolgimento delle attività presenti senza sentire il bisogno di essere condotti dagli adulti presenti.


[1] Montessori “Educazione per un mondo nuovo”, Milano, Garzanti, 1970 (pag. 132)

[2] Montessori “La scoperta del bambino”, Milano, Garzanti, 1970, 1991

[3] Lillard, 2017, pag. 119 (traduzione “Dove si trova cosa e come funziona”)

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